13 Feb Ad Adwa è tornata la voce.
Dopo due anni di silenzio finalmente vi possiamo raccontare cos’hanno vissuto i collaboratori che hanno scelto di rimanere accanto alla popolazione. Carolina Paltrinieri, la fotografa che collabora con noi da dieci anni, racconta la prima telefonata con l’amico e collaboratore della missione Marco Piantanida dopo due anni.
Era da novembre 2020 che non sentivo la voce di Marco. Un amico, un fratello – abbiamo pochi mesi di differenza. Ci siamo conosciuti ad Adwa e lì ci siamo visti crescere in questi 11 anni.
La prima nostra telefonata dopo due anni di blackout è durata un’ora. Ha parlato solo lui, snocciolando le difficoltà… perché sono tante e avrò modo di raccontarvele, un po’ per volta.
Il giorno dopo mi ha scritto un messaggio: “Ma tu come stai?! Non ne abbiamo parlato!”. L’amicizia è saper ascoltare e parlare.
La seconda telefonata che abbiamo fatto è durata due ore, nata dal mio messaggio: “Marco, raccontami un qualcosa che è successo lì, vogliamo far capire a tutti gli amici di Adwa cosa ha significato la guerra condividendo le storie vissute dalla gente che avete incontrato”
“Ti racconto del primo bambino nato in ospedale. Erano i primi giorni del conflitto, sapevo che la mia vicina era al termine della gravidanza, credevo fosse a casa. Un giorno ad ora di pranzo mi vengono a chiamare in missione dicendomi che la donna era entrata in travaglio ma aveva difficoltà, ed era ricoverata all’Health Center vicino alla chiesa di San Giorgio.
“Carol ti ricordi dov’è?”
“Si, quello sulla collina, a cui si arriva dalla strada di Axum, salendo sulla destra!”
“Esatto, proprio lì, dove è tutto sterrato. I medici del nostro ospedale mi dicono che possiamo fare il cesareo, così decidiamo di andare a prenderla. Dobbiamo fare tutta la strada con la barella in spalla, partiamo in dieci per darci il cambio. Lei in travaglio soffre, ogni buca è un’agonia. Fuori c’è il coprifuoco, le truppe eritree sparano alla cieca.
Dobbiamo sperare di non incontrarle, io sto davanti al gruppo con le braccia alzate così se sbucano da una strada capiscono che siamo in pace, disarmati. Gli altri mi danno del pazzo, ma è l’unico modo.
Siamo stati fortunati, durante il nostro tragitto non li abbiamo incontrati. Pensa, sono passati a piedi davanti all’ospedale dopo dieci minuti che eravamo entrati!
Il parto è andato bene.
La donna ha chiamato il bambino Marco.
Ora ha due anni”.
Testo di Carolina Paltrinieri