24 Set Aggiornamenti settembre 2021
L’11 settembre nella mente di ognuno di noi è stato il ventesimo anniversario dell’orribile attacco alle torri gemelle.
In Etiopia è stato anche il capodanno secondo il calendario copto. Coincide solitamente con la fine della stagione delle piogge, fertile per i campi coltivati, ideale per la ripresa delle attività e della scuola.
Lo ha ricordato il Papa, che nell’Angelus e nelle comunicazioni pubbliche ha pregato per la pace:
08/11: “Seguo con preoccupazione le notizie che giungono dall’Etiopia. Mentre esorto a respingere la tentazione dello scontro armato, invito tutti alla preghiera e al rispetto fraterno, al dialogo e alla ricomposizione pacifica delle discordie”.
Oggi si celebra il Capodanno in #Etiopia. #PreghiamoInsieme per il popolo etiope, in modo particolare per quanti soffrono a motivo del conflitto in atto e per la grave situazione umanitaria da esso causata. Sia questo un tempo in cui ascoltare il comune desiderio di pace.
— Papa Francesco (@Pontifex_it) September 11, 2021
Il timore infatti è che riprendano le offensive militari che il Governo di Abiy aveva sospeso da giugno col cessate il fuoco.
Leggi anche l’articolo del Manifesto
Il 13 settembre Michelle Bachelet, Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha aggiornato il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite sulla situazione del Tigray, anticipando i punti principali dell’indagine sui crimini di guerra condotta dall’ EHRC – Ethiopian Humans Right Commission – in maniera congiunta con le Nazioni Unite. Il report completo uscirà il 1° novembre 2021.
La Bachelet ha deplorato “le molteplici e gravi segnalazioni di presunte gravi violazioni dei diritti umani, del diritto umanitario e dei rifugiati” commesse da tutte le parti in conflitto nel Tigray. Ha inoltre affermato che il conflitto “è continuato senza sosta” e “rischia di estendersi all’intero Corno d’Africa”. Ha infine ammesso che in alcuni casi non ci sono state le condizioni per effettuare indagini sul campo.
Leggi la relazione completa in inglese
Leggi la sintesi su “Sicurezza Internazionale” della LUISS in italiano
In occasione della giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato (26 settembre) riportiamo i dati impressionanti degli sfollati provocati dal conflitto.
Prima dello scoppio della crisi, Il Tigray ospitava numerosi profughi eritrei (95.929). Con la guerra i campi profughi sono risultati irraggiungibili dagli aiuti umanitari ed oggetto di violenze, incursioni, saccheggi, deportazioni di rifugiati verso l’Eritrea.
Successivamente i dati dell’OCHA stimano che il conflitto nel Tigray ha provocato circa 2,1 milioni di sfollati interni, 250.000 nella regione di Amhara e 112.000 nella regione di Afar.
Vedi i report completi sulla situazione dei rifugiati: sugli sfollati interni e sui rifugiati eritrei
Anche per le agenzie umanitarie sono terminate le riserve di denaro contante e di carburante nella capitale del Tigray. Gli operatori in loco non hanno nessun mezzo per dispensare aiuti… I camion che finalmente sono riusciti ad entrare nella regione con aiuti alimentari (62 convogli per la prima volta dal 7/09 – ne servirebbero 100 ogni giorno per soddisfare il fabbisogno) non hanno gasolio per tornare fuori dai confini per nuovi carichi. Già da luglio il problema dei mezzi che non tornano è stato evidenziato: i trasportatori subiscono continui assalti di civili disperati e di milizie che tentano di depredare le scorte.
Leggi il report completo delle agenzie ONU (eng)
Testimonianze terribili di madri e padri che assistono impotenti alla morte dei bambini per denutrizione sono state riportate da Al Jazeera, tradotte su Focus on Africa ed Africa ExPress. Tra queste, quella di Girmanesh:
“Sono venuta a piedi dal nostro villaggio. Il mio bambino peggiorava di giorno in giorno. Non aveva nemmeno più la forza di piangere. Io non avevo più latte”, ha raccontato una mamma ai reporter.
“È diventato normale passare quattro giorni a non mangiare nulla. Ho aspettato per due settimane nel villaggio… sperando che qualcuno mi aiutasse. I miei parenti mi hanno detto di rimanere nel villaggio, che non c’è niente che l’ospedale possa fare. [Ma] vedendo mio figlio diventare sempre più debole ogni giorno, non potevo sedermi e aspettare che morisse tra le mie mani”.
Nuove terribili immagini della denutrizione dei bambini sono state pubblicate dall’Avvenire: guardale a questo link