17 Apr Il piccolo senza più mamma chiamato Mario
Il dottor Mario Atzeni non aveva mai prestato servizio in un ospedale africano. Tanti anni di onorato servizio, primario di pediatria all’ospedale di Piombino, stimato professionista impegnato sul suo territorio anche ora che è in pensione. Ma livelli di denutrizione così gravi non li avava mai visti di bambini e puerpere. La rassegnazione al dolore ed alla perdita non erano tra i sentimenti conosciuti negli occhi delle tante mamma che aveva incontrato finora in Italia.
Quando alcuni amici gli hanno proposto di fare volontariato con i medici di ASPOS per implementare il reparto di pediatria dell’ospedale di Adwa non ci ha pensato due volte.
Ed alla prima occasione è partito coi colleghi Giampaolo e Vittorio, “veterani” dell’Etiopia.
Ma nessuno di loro era veramente pronto ad affrontare la gravità delle malattia dove non si trovano medicine, della estrema denutrizione dove non si trova cibo, delle complicazioni da traumi e ustioni dove non si trovano presidi sanitari che possano curare.
E così quando hanno assistito alla morte di una donna per eclampsia (convulsioni dovute all’aggravamento di problemi legati alla gravidanza) non se la sono sentiti di ignorare il fatto che, da qualche parte, c’era un neonato orfano che la madre aveva partorito a casa qualche giorno prima. Sono andati a fondo,riuscendo a farsi portare il piccolo per visitarlo e nutrirlo. Ma chi l’ha portato ha chiesto che potesse rimanere lì.
Qual era la sua storia? Esisteva qualche parente?
Suor Laura sa come muoversi, come far arrivare le informazioni e come condividere con la comunità ogni scelta. Ogni passo è stato compiuto nel rispetto della cultura locale, dei sentimenti difficilissimi da affrontare, della legalità.
Ecco la storia terribile che sono riusciti a ricostruire: la donna viveva in una casupola di fango in montagna, ad un’ora e mezzo di cammino dal villaggio più vicino (raggiungibile in auto con un’altra ora e mezzo di viaggio da Adwa). A piedi quindi ci volevano ore ed ore per arrivare al primo ospedale. Dopo aver partorito in casa, la donna ha cominciato ad avere febbre e convulsioni. I parenti l’hanno accompagna su una portantina a spalla fino alle “Acque Sante”, un luogo ritenuto sacro e purificante nelle credenze locali in cui immergere i malati nel fiume con preghiere.
Dopo 24 ore la situazione si è ulteriormente aggravata. Hanno portato la puerpera già in coma all’ospedale della Missione. Per lei i medici purtroppo non hanno potuto fare nulla…
Quando i medici hanno chiesto di vedere il neonato, hanno constatato che lui miracolosamente era in buono stato di salute. Il dott. Atzeni ha chiesto a suor Laura quali prospettive poteva avere questo piccolo, visto che il latte artificiale è introvabile e comunque molto costoso…
Suor Laura ha deciso di avviare le pratiche per adottarlo: il suo 64 figlio! Però era giusto andare a cercare il padre, verificare se davvero era la scelta giusta per lui.
Così sono partiti assieme al team di medici ed alla interprete etiope fino alla casupola di fango sulla montagna.
Ecco cosa ci hanno raccontato: “Abbiamo viaggiato 2 ore verso il villaggio per cercarlo, e dato appuntamento al padre e agli anziani del paese. Il padre vive a 1 ora e mezza di cammino dal villaggio su strada sterrata di montagna. Il giorno dopo siamo tornati. E lui ci aspettava con le due bambine maggiori. Sono molto poveri, vivono in una casupola di fango di un unico ambiente. Ci ha chiesto di tenere il bambino fino ai tre anni ma suor Laura ha preferito suggerire se volevano spostarsi ad Adwa ed essere aiutati. Il dott. Mario Atzeni, pediatra volontario al suo primo viaggio ad Adwa, si è impegnato a mandare donazioni periodiche per aiutarlo dall’Italia. Il piccolo è stato ribattezzato col suo nome. Il padre ha accettato e firmato davanti ai testimoni del villaggio. Ha proposto, piangendo, di venire a vederlo una volta al mese. Il bambino è sano, pesava 2 kg e mezzo alla nascita. Per il momento mangia e dorme. La mamma invece purtroppo era troppo debilitata dalla gravidanza, dalla malnutrizione, e soprattutto dall’ eclampsia che è peggiorata dopo il parto fino al decesso. Siamo tutti scioccati da questo incontro e provati emotivamente dopo aver visto come vivono e cosa devono affrontare quotidianamente”…
L’aiuto dall’Italia è fondamentale per poter salvare la vita a tanti bambini come Mario. Per fortuna restate sempre accanto a noi e alle salesiane in questa assistenza quotidiana e costante: grazie di cuore!!!