Intervista a Giovanni Marchetti: Il Progetto Agricolo tra innovazione e resilienza

Intervista a Giovanni Marchetti: Il Progetto Agricolo tra innovazione e resilienza

Da nove anni, Giovanni Marchetti, agricoltore esperto, si dedica con passione al progetto agricolo a supporto della missione e dell’ospedale Kidane Mehret di Adwa. Questo progetto, nato dall’incontro con Suor Laura Girotto, è fondamentale per garantire la qualità alimentare dei pazienti dell’ospedale, del personale sanitario, della comunità delle sorelle salesiane, dei volontari e dei collaboratori presenti in missione.
“La prima cosa che devo garantire è la qualità alimentare” spiega Marchetti. “Il progetto agricolo consiste soprattutto nel fornire latte per i bambini, ma anche ortaggi e carne, inclusa quella di pecore, conigli e maiali. Questo è essenziale per assicurare che sia i dottori, sia i pazienti dell’ospedale, possano mangiare in modo sano e regolare. Fuori non esistono macelli adeguati; tutto viene macellato all’aperto, spesso in condizioni igieniche precarie nè refrigerazione”.

Ad Adwa, il costo del teff, cereale alla base dell’alimentazione locale, è quadruplicato negli ultimi anni, rendendo difficile per le famiglie locali acquistare cibo sufficiente per sfamare tutti. Le terre della regione del Tigray soffrono ancora oggi le conseguenze della guerra chimica del dittatore Menghistu e l’alternanza tra siccità e piogge torrenziali rende difficile ottenere raccolti sufficienti. Per questo motivo, alla missione Kidane Mehret, è fondamentale poter integrare le carenze alimentari di bambini e famiglie.
Il progetto agricolo comprende serre per preservare il giusto grado di umidità per coltivare ortaggi e proteggerli dalle piogge torrenziali. E stalle con mucche da latte, conigli, galline e pecore, fondamentali per la produzione di latte, uova e carne. Queste attività non solo migliorano la dieta della comunità, ma offrono anche opportunità di lavoro a padri e madri di famiglia.

Giovanni ci spiega che una delle scelte strategiche del progetto è stata quella di adottare la meccanizzazione leggera: “Abbiamo scelto di utilizzare molte motozappe piuttosto che trattori”. “Il territorio è tutto terrazzato e le motozappe sono più gestibili in caso di guasti. Se si rompe un pezzo di una motozappa, possiamo portare in valigia il ricambio e ripararla facilmente. Pensate che gli altri coltivatori della zona arano ancora con le mucche e l’aratro e trebbiano con  i buoi!”.
Grazie all’aiuto di gruppi di amici in Italia e aziende sensibili, sono stati acquistati e trasportati numerosi attrezzi motorizzati, tra cui due motozappe, un motocoltivatore con accessori, seminatrice, decespugliatori, tagliaerba, idropulitrice, pompe per l’irrigazione e motocarriola cingolata.

Recentemente, il progetto ha ottenuto grandi risultati con due coltivazioni per alimentazione animale. La prima è l’Elephant Grass, un’erba originaria dell’Uganda ideale per sfamare gli animali, soprattutto le mucche che producono latte che poi viene distribuito ai bambini ricoverati in ospedale e alle famiglie più povere. “Grazie a queste soluzioni alternative, siamo riusciti a mantenere la stalla aperta mentre altri in zona hanno dovuto chiudere durante la guerra”. Un altro successo è stato la coltivazione delle patate dolci, in quanto non richiede pesticidi.

Le sfide dell’agricoltura ad Adwa sono infatti numerose: il territorio montuoso, la scarsità d’acqua e le infestazioni. “Abbiamo pozzi, ma la pressione degli uccelli e degli insetti è spaventosa. Le colture come l’Elephant Grass e le patate dolci non hanno bisogno di trattamenti, il che è un enorme vantaggio”.

“Stiamo anche implementando piante arboree che possano sopportare le cicliche mancanze della stagione delle piogge. Abbiamo introdotto frutta tropicale come mango, papaya e avocado, che resistono bene ai patogeni locali” – ci spiega Giovanni.

“Una delle cose che ho capito, in questi anni di lavoro ad Adwa, è l’importanza dei terrazzamenti ben fatti per accumulare acqua e prevenire l’erosione del terreno. Questo aiuta a mantenere l’umidità del suolo e del sottosuolo durante i periodi di siccità”.
Il clima e la stagionalità della regione del Tigray non permettono di produrre e conservare in modo ottimale il foraggio per gli animali. Durante la stagione delle piogge si ottengono i migliori raccolti, ma non è possibile essiccare il fieno all’aria aperta. Grazie a un contributo della Diocesi di Bologna, è stata realizzata una tettoia e una recinzione per mantenere asciutto e conservare il foraggio tutto l’anno, sostenendo così anche i piccoli produttori locali.

Come Amici di Adwa, assieme a Giovanni abbiamo recentemente ideato un nuovo progetto per meccanizzare la trebbiatura del cereale locale, il teff, alla base dell’alimentazione locale per la preparazione dell’enjera. Grazie ad un contributo della Regione Emilia Romagna, sarà possibile acquistare due piccole trebbiatrici da testare per fornire un servizio alle famiglie di agricoltori locali, soprattutto donne che hanno perso i mariti durante la guerra. “Questa guerra che nessuno conosce ha fatto tantissimi morti, faremo un servizio anche per chi è stato duramente colpito. Vogliamo introdurre la trebbiatura meccanizzata per facilitare il raccolto riducendo le perdite di prodotto”.

In conclusione, il cibo ed il latte prodotti grazie al progetto agricolo offrono nutrimento controllato e di qualità alla comunità di missionarie e collaboratori internazionali, alle ragazze a rischio ospitate nell’ostello, ai dipendenti etiopi della missione che possono acquistare a prezzi calmierati, alle famiglie più povere e a tutti i malati ricoverati nell’ospedale tramite il servizio di mensa interna. Non solo, il lavoro di Giovanni Marchetti fornisce anche un prezioso contributo alla comunità locale, offrendo opportunità di lavoro.
Il suo impegno e le innovazioni stanno trasformando l’agricoltura locale, garantendo un futuro più sicuro e sostenibile per l’intera comunità di Adwa.

Guarda la video intervista a Giovanni Marchetti

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